Avendo adottato il nome dall’economista che per primo ne delineò le caratteristiche, il “dilemma di Triffin” si presenta alla nazione la cui valuta è la valuta di riserva globale, al momento quindi gli USA con il dollaro americano, per poi ripercuotersi inesorabilmente su tutte le economie globalizate.
Dovendo rispondere ad una domanda di denaro non solo interna ma globale, per quanto riguarda la valuta di riserva globale è necessaria una straordinaria emissione di denaro, che a lungo termine porta a un fallimento del mercato. Questo problema venne nuovamente sottolineato nel 2009 dal governatore della People’s Bank of China, Zhou Xiaochuan, che auspicava la creazione di una valuta di riserva internazionale indipendente da qualsiasi nazione, la quale avrebbe garantito una prosperità finanziaria duratura. Le dichiarazioni di Xiaochuan rimasero inascoltate, e il problema restò intoccato, ma le cose ora potrebbero cambiare con l’affermazione di Bitcoin.
Un altro illustre economista e sostenitore della necessità di trovare una soluzione al dilemma di Triffin fu John Nash, che per la sua passione per la crittografia ed aspirazione a creare una “moneta ideale” molti collegano alla creazione di Bitcoin, ed è evidente che in maniera più o meno diretta ci sia stata un’influenza del pensiero di Nash sulla nascita e sul design della criptovaluta.

Ma può Bitcoin essere effettivamente una valuta di riserva internazionale? Per esserlo dovrebbe avere tre caratteristiche fondamentali: un valore stabile, un’emissione regolata e un programma di disponibilità gestibile.
Per quanto riguarda il valore e la relativa volatilità di Bitcoin, storicamente si può notare come questi due paramentri si stiano stabilizzando; d’altronde con l’aumento della diffusione è inevitabile una maggiore stabilità, che secondo alcuni esperti dovrebbe raggiungere i livelli delle valute nazionali in circa una quindicina d’anni.
L’emissione regolata è intrinseca nella natura di Bitcoin, e al contrario di quella delle valute FIAT è affidata ad un algoritmo matematico e non a decisioni umane, che hanno contribuito in gran parte alla recente crisi finanziaria. Inoltre tale algoritmo è nettamente più reattivo nell’adeguarsi alle esternalità rispetto alle manovre monetarie, come è evidente per la gestione del mining in relazione alla potenza computazionale della rete.
Infine il programma di disponibilità di Bitcoin è altamente rigido, ma in compenso decisamente prevedibile: per quanto possa essere difficile cambiarlo in itinere, è estremamente semplice intraprendere manovre economiche adeguate in tempo utile, portando quindi al medesimo risultato che si avrebbe con una modifica.

L’analisi integrale del fenomeno da parte di Travis Patron è disponibile su Coindesk

Leave a Comment